Il benessere e la salute per i ciclisti passano da una corretta attività di prevenzione
Giovedì 14 novembre, con il patrocinio del Comitato Regionale della Lombardia della Federazione Ciclistica Italiana, si è tenuto a Milano il primo seminario specifico per la tutela della salute dei ciclisti con un focus sugli accertamenti necessari per vivere lo sport come momento di benessere per la persona.
14 novembre 2019, Milano – Lo sport è universalmente riconosciuto come uno degli elementi che migliorino la qualità di vita delle persone ma, per stare bene, non basta praticare un’attività fisica, occorre anche svolgerla in sicurezza e rispettando il proprio corpo.
Quando poi si praticano attività impegnative come il ciclismo, è bene approcciarvisi con grande consapevolezza e serietà, verificando accuratamente il proprio stato di salute e acquisendo le conoscenze necessarie su quali sforzi sia in grado di tollerare il proprio organismo, per vivere senza pensieri la propria esperienza sportiva.
Dimostrando una grande sensibilità sul tema e prendendo atto di come il numero dei praticanti sia in aumento, anche per l’avvicinarsi al ciclismo di molte persone in età adulta, il Comitato Regionale della Lombardia della Federazione Ciclistica Italiana ha patrocinato una serata dedicata all’approfondimento medico sportivo e cardiologico, rivolto alle società sportive dilettantistiche regionali, coordinata dalla ASD Cuore Grinta Passione e svoltasi giovedì 14 novembre presso il Palazzo del CONI a Milano, con la gradita partecipazione di Cordiano Dagnoni, presidente del C.R. FCI Lombardia e dei componenti della Commissione Amatoriale regionale, Luca Londoni, Luigi Vidali ed Andrea Capelli.
Gli eccellenti relatori della serata sono stati il Dott. Bernardo Cortese, primario della Cardiologia della Clinica San Carlo di Paderno Dugnano (Mi) e docente al Corso Master della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il Dott. Michele De Grandi, medico sportivo dello staff del team World Tour UAE Emirates e medico fiduciario del team donne élite Be Pink e della Pallacanestro Varese, e il Prof. Stefanos Demertzis, primario della Cardiochirurgia del Cardiocentro Ticino a Lugano e docente all’Università di Berna e all’Università della Svizzera Italiana.
Dopo aver sottolineato come il ciclismo sia uno sport che porti comprovati benefici a livello cardiovascolare e che aiuti a ridurre l’insorgere di alcune patologie, è stato mostrato come l’introduzione dell’accertamento per l’idoneità alla pratica sportiva abbia ridotto drasticamente il numero di casi di morte improvvisa durante l’attività fisica.
L’analisi delle specificità proprie del ciclismo suggerisce di preferire, come strumento di prevenzione, l’esecuzione dell’elettrocardiogramma sotto sforzo, possibilmente massimale ed eseguito presso medici esperti, al cicloergometro, valutando così l’attività cardiaca durante lo sforzo stesso, piuttosto che a seguito dello step test, valido comunque secondo le norme vigenti, ma molto meno affidabile come screening cardiologico, soprattutto per gli atleti master.
Sarebbe opportuno che anche chi non partecipasse a competizioni si sottoponesse almeno ai rilievi della visita per il rilascio dell’idoneità agonistica, poiché gli sforzi profusi durante le pedalate potrebbero essere comunque massimali, tanto quanto quelli effettuati in gara.
E’ stata poi richiamata la necessità di persistere ad effettuare, periodicamente, gli accertamenti eventualmente richiesti e svolti ad integrazione della visita medico sportiva, anche se questi precedentemente non abbiano evidenziato particolari criticità, che potrebbero però svilupparsi in seguito e dunque essere individuati solo da una costante attività di monitoraggio.
Poiché studi su atleti, anche di alto livello, hanno dimostrato come accertamenti strumentali più approfonditi, non invasivi, abbiano rivelato, e permesso di curare, patologie che altrimenti non sarebbero state diagnosticate, è stato suggerito di effettuare comunque, almeno una volta nella vita, anche in assenza di problematiche conclamate, un esame ecocardiografico, per valutare con maggiore accuratezza la struttura cardiaca e la sua corretta funzionalità, oltre che escludere gran parte delle patologie cardiache congenite.
E se l’atleta fosse a rischio di eventi ischemici, come l’infarto? L’esperienza e la tecnologia aiutano anche in questo caso: con una visita accurata, uno screening dettagliato dei fattori di rischio e l’eventuale ausilio di metodiche come la TAC coronarica permettono di andare in bicicletta in sicurezza.
Anche in caso di riscontro di alcune patologie che necessitino di soluzione chirurgica non è detto però che si debba rinunciare allo sport: le più moderne tecniche interventistiche possono brillantemente risolvere i problemi e gli atleti, anche in un arco temporale ragionevolmente breve, possono riprendere la propria attività.
La serata si è conclusa con l’invito a diffondere una cultura sportiva dove la prevenzione sia vissuta come un atto di attenzione continua verso se stessi e il proprio benessere, evitando di trascurarsi e di dover magari affrontare problemi più gravi in futuro.
In allegato è possibile rivedere l’intera serata con le relazioni dei medici intervenuti.
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